POTERE DI INTERRUZIONE: serve solo per la scelta del giusto interruttore?
Leggi l’articolo e scopri come e quando conoscerlo può tornarti utile!
Questo, come tutti gli articoli che pubblico, nasce da una tua personale esigenza.
Magari non è proprio tua, tua, ma, se gli oltre 6.000 elettricisti attualmente presenti sul nostro gruppo Facebook mi chiedono spesso quale debba essere il potere di interruzione degli interruttori, è molto probabile che, facendo una media approssimativa, anche a te, forse, possa sfuggire qualcosina.
Qui potrai chiarirti le idee, sicuramente meglio che in una risposta tra i commenti di Facebook.
Dai un’occhiata, male non ti fa! Oltretutto, negli approfondimenti, parlerò anche di un aspetto meno tecnico che ha già fatto cadere molti tuoi colleghi dalle nuvole.
Se c’è una cosa che sicuramente sai – e anche bene – è che, quando proteggi una linea con un interruttore magnetotermico, devi stare molto, ma molto, attento e capire quale sia il potere di interruzione giusto.
Premessa: non voglio in alcun modo offendere la tua conoscenza, ma mi sembra doveroso introdurre questo articolo con una bella rinfrescata sul significato del “potere di interruzione”.
Sarà indispensabile per giustificare la presenza di vari poteri di interruzione per uno stesso interruttore… già, uno stesso interruttore può avere 3 poteri di interruzione differenti.
La questione non è immediatamente chiara e può risultare abbastanza noiosa, ma ho preferito optare per un approccio educativo e simpatico, per rendere tutto più scorrevole.
Quindi, avanti tutta!
Immagina di essere già entrato in possesso di tutto quello che voglio insegnarti e di essere conosciuto, finalmente, come IL PROFESSIONISTA ELETTRICO e di non essere più scelto per il prezzo basso del tuo preventivo, ma perché per il tuo cliente sei L’UNICO in grado di soddisfare le sue esigenze e sei l’unico in grado di fare un’OPERA D’ARTE con cavi, interruttori e tanto altro.
Ovviamente in questo caso sarai tu a stabilire il prezzo perché sarai il punto di riferimento del cliente e quindi potrai fare preventivi più alti e avere margini di guadagno molto maggiori.
Immagina ora che tutta questa tua professionalità ti permetta di acquistare una Ferrari (si ok forse stiamo volando un po’ alti, ma non è una cosa impossibile ? E comunque a breve capirai perché ho detto proprio una Ferrari).
Sfrecciando in una pista con la Ferrari, potresti tranquillamente arrivare a toccare i 350 km/h, con un’accelerazione da 0 a 300 km/h in soli 15 secondi, WOW! Avresti il coraggio? Io forse no, ma questo è un altro discorso.
Su strada, invece, anche volendo superare i limiti di velocità, sarebbe molto difficile riuscire a raggiungere i 350 km/h! Un po’ per il traffico, un po’ per le curve, un po’ per le condizioni dell’asfalto ecc.
Tuttavia, il potenziale c’è e nulla toglie che tu potresti raggiungere quella velocità.
Cosa cambia allora?
La macchina è la stessa, ma cambiano drasticamente sia la strada, sia le condizioni di utilizzo.
I costruttori di interruttori spiegano che una condizione simile si manifesta durante le prove sugli interruttori: a seconda di come li si prova, infatti, si ottengono risultati differenti.
Ma in che modo vengono stabilite le prove da effettuare?
La risposta è quasi sempre la stessa: ce lo dice la norma (beata norma!).
Per gli interruttori magnetotermici ci sono due norme differenti che prevedono due diverse prove:
– CEI 121-9 (EN 60947-2) – ex CEI 17-5 per interruttori automatici ad USO INDUSTRIALE
– CEI 23-3 (EN 60898-1) per interruttori automatici ad USO DOMESTICO E SIMILARE, progettati per utenti non esperti
Fin qui, nulla di impegnativo, ma la parte divertente sta per arrivare.
Le prove per determinare il potere di interruzione – chiamato Icn (potere di cortocircuito) nella norma CEI 23 -3 giusto per confonderci le idee – sono differenti, proprio perché le condizioni di utilizzo sono diverse:
Severe e bacchettone nella norma CEI 23-3 (CEI EN 60898-1) per interruttori progettati per utenti non esperti
Meno rigide nella norma CEI 121-9 (CEI EN 60947-2) – ex CEI 17-5 per gli altri interruttori
E anche questa volta le norme, spesso maledette da tutti, mostrano la loro logica e la loro intrinseca semplicità.
Prova a pensarci.
Quali sono i rischi che una persona non esperta può correre in ambito domestico?
È molto probabile che, in caso di intervento su corto circuito, la signora Maria provi a richiudere più e più volte l’interruttore, provocando altri corti e “stressando” l’interruttore sempre di più ad ogni chiusura.
Anche se vige il detto “mai dire mai”, si presume che in ambito industriale un addetto esperto, anziché provare a riarmare più e più volte, si preoccupi di identificare ed eliminare il guasto, utilizzando l’interruttore in modo meno gravoso.
Per questi motivi abbastanza logici, considerando i due comportamenti differenti, le norme richiedono prove altrettanto differenti sugli interruttori a seconda di dove verranno installati (ambito domestico o ambito industriale).
Tradotto nel tuo quotidiano:
Lo stesso interruttore arriva al massimo ad interrompere 4.500 A, se provato secondo le norme previste per uso da parte di persone non addestrate (CEI 23-3), e 6.000 A secondo le norme per uso da parte di persone addestrate (CEI 121-9).
Significa che potresti trovare un interruttore con potere di cortocircuito Icn di 4.500 A, ma con potere di interruzione maggiore.
Vorrei tanto poter dire “La CEI è finita, andate in pace”, ma il discorso serio è appena cominciato.
La CEI 121-9 (ex CEI 17-5), infatti, suddivide il potere di interruzione in due categorie:
– Icu – Potere di interruzione estremo
– Ics – Potere di interruzione di servizio
Anche qui, le prove normative per determinare i due poteri di interruzione sono diverse… e mi sembra più che normale.
La differenza fra i due è che il potere di interruzione estremo (Icu) rappresenta la massima corrente che il dispositivo può interrompere, ma non è detto che possa tornare a funzionare.
Il potere di interruzione di servizio (Ics), invece, rappresenta la massima corrente che il dispositivo può interrompere, come dico io, con un filo di gas. Esattamente come farebbe la Ferrari in discesa, basterebbe un filo di gas per farla camminare.
Ora, stacchiamoci un attimo da questa parte tanto teorica e vediamo realmente come tutto quello che ti ho appena detto si traduce nel tuo quotidiano.
Finalmente, si passa ai numeri.
Sai benissimo che il potere di interruzione degli interruttori può variare da modello e modello e lo trovi scritto sull’interruttore stesso.
Per gli interruttori modulari, in genere, troverai questi valori:
- 4.500 A
- 6.000 A
- 10.000 A
- 15.000 A
- 25.000 A
Per l’ultimo valore (25kA) devi prestare molta attenzione a cosa dice il costruttore!
Potrebbe infatti specificare che fino ad una certa taglia garantisce i 25kA, ma per altre taglie potrebbe essere inferiore – es. per interruttori fino a 32 A potrebbe garantire i 25kA e per taglie superiori, ad es. 63 A, scendere a 15kA.
A questo punto non ti resta che appurarti, ad esempio dal catalogo, a quale norma si riferisce quel potere di interruzione e capire se è Icu, Ics o Icn.
Visto che con quello che sto per spiegarti avresti bisogno di carta e penna, ho avuto un’idea migliore: fornirti una vera e propria guida gratuita piena di approfondimenti, che potrai stampare e tenere sempre con te.
Clicca su “Approfondisci l’argomento” a fine articolo e inserisci i dati nella finestra che compare per riceverla direttamente dal blog!
Alla prossima,
Alessio Piamonti