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COME SCEGLIERE LA SEZIONE DEI CAVI SENZA FARE ERRORI?

Domanda

"Buongiorno,
nella ristrutturazione di un appartamento, il cliente ha chiesto una linea fm che colleghi forno e lavastoviglie e una che colleghi lavatrice e asciugatrice. Il magnetotermico differenziale è un C16/0,03.
La sezione dei cavi, secondo normativa attuale può restare da 16A oppure bisogna passare al 4mmq?
Qual è la norma di riferimento?"

Bruno B.
Risposta dell'esperto

Tendenzialmente si è portati a seguire questa semplice regolina:

 

➡️ Sezione da 1,5mmq a valle di interruttori da 6A-10A

➡️ Sezione da 2,5mmq a valle di interruttori da 16A 

➡️ Sezione da 4mmq a valle di interruttori da 20A-25A

➡️ Sezione da 6mmq a valle di interruttori da 32A

 

In realtà questa regola non è detto vada sempre bene perché la scelta della sezione di un cavo dipende da vari fattori.

 

È importante, per chi non vuole essere il semplice tirafili ma il Professionista Elettrico, sapere quali sono i parametri che determinano questa scelta (parametri che sono trattati anche nelle norme oltre ad essere dei principi basilari elettrotecnici).

 

Una volta comprese queste basi, allora è facile fare le scelte corrette. Non solo mediante l'esperienza che ne maturerà, ma anche mediante l’uso di tabelle, software, app, ecc.

 

Di seguito ti riporto le indicazioni fondamentali che ogni elettricista dovrebbe assolutamente sapere ?

 

Approfondendo l'argomento scoprirai che costa meno un cavo da 4mmq rispetto ad uno da 2,5mmq.

Come è possibile questo?
Semplice: il cavo ha un costo iniziale ed uno di "gestione".
Se metti un cavo da 4mmq il costo iniziale è maggiore ma quello di gestione è minore perché hai meno perdite di potenza per effetto joule.

Questo significa che, ad es., dopo 6 mesi ti sei già ripagato la differenza di costo.

Se fate percepire questa competenza ai vostri clienti, vi farete percepire come dei professionisti. Se invece non gli dite nulla, rischierete di continuare ad essere percepiti come dei tirafili qualunque ;)

 

Cercherò di essere breve anche se questo vuol dire che non potrò essere esaustivo.

In sostanza il dimensionamento di un cavo lo si può fare in base a 4 criteri principali:

➡️ Portata del cavo

➡️ Caduta di tensione

➡️ Perdita di potenza

➡️ Altri parametri che influiscono sulla scelta della conduttura

 

Analizziamo brevemente i vari fattori.

⚠️ PORTATA DEL CAVO

 

Ovviamente la portata dipende dalla sezione del cavo, ma questo di solito è il parametro che dobbiamo trovare e non un dato di ingresso.

La portata di un cavo dipende anche da tanti aspetti come il tipo di posa, la temperatura ambiente, il tipo di isolante del cavo (e dei cavi adiacenti), ecc.

La corrente, mentre percorre un cavo, scalda il rame che di conseguenza cede calore all’isolante. Ma se l’isolante si scalda troppo, si può danneggiare o perfino carbonizzare ed essere fonte di incendio.

Una volta un installatore mi chiese come fosse possibile che il cavo FG7 da 4mmq portasse più corrente di un cavo N07V-K della stessa sezione.

Bè, la risposta è semplice: l’isolante del vecchio FG7 sopportava una temperatura di 90° C, quello dell’N07V-K sopportava solo fino a 70° C.

Vale la stessa cosa anche con i nuovi cavi FG16 e FS17.

Attenzione perchè se posi un cavo FG16 a fianco di un cavo FS17, occorre che declassi la portata del cavo in quanto se l’FG16 si scaldasse oltre 70° C potrebbe danneggiare l’isolante dell’FS17.

 

⚠️ CADUTA DI TENSIONE

La caduta di tensione è proporzionale alla corrente che assorbe il carico, al fattore di potenza, alla sezione e alla lunghezza della linea (dalle quali dipendono la resistenza e la reattanza).

Maggiori saranno la lunghezza e la corrente che assorbe il carico e maggiore sarà la caduta di tensione a fondo linea. Per contenerla, a volte, dobbiamo aumentare la sezione così da diminuire resistenza e la reattanza del cavo.

Devi inoltre stabilire quale sia la caduta di tensione massima all'utenza. Se nel punto di partenza della linea hai già un 3% di caduta e vuoi mantenerla entro il 4% all’utilizzatore, rimane ben poco margine.

Ne approfitto per sfatare un mito che non muore mai: la portata di un cavo NON dipende dalla sua lunghezza!

 

⚠️ PERDITA DI POTENZA

Spesso non si tengono in considerazione le dissipazioni per effetto joule che avvengono nel cavo a causa del passaggio di corrente e alla sua durata. In realtà possono incidere ed anche parecchio.

Se l’utenza lavora 10 ore al giorno ed assorbe 50A, sarà ben diverso che se lavorasse 10 ore all’anno ed assorbisse 2A.

La perdita di potenza sul cavo cambierebbe e di conseguenza cambierebbero i criteri per la sua scelta.

Ad es. a volte, anche se basta un cavo da 16mmq, diventa più economico sceglierne uno da 50mmq perché il maggior costo iniziale si ammortizza in poco tempo grazie al risparmio delle perdite di potenza e come sappiamo, in Italia, l’energia elettrica non è proprio a buon mercato. Quindi buttarla via nei cavi equivale a buttare denaro.

La CEI 64-8 ha introdotto nel 2016 proprio la sezione 8 che parla dell’efficienza energetica e tiene in considerazione anche questo aspetto.

 

⚠️ ALTRI PARAMETRI

La portata del cavo non va fatta sulla base dell’assorbimento del carico bensì in base alla corrente nominale del dispositivo di protezione a monte. Se il carico assorbe 180A ma l’interruttore a monte è un 250A, occorre che il cavo abbia una portata di almeno 250A.

Se il dispositivo di protezione non è un magnetotermico ma un fusibile, le cose cambiano radicalmente perché occorre considerare una riduzione del 10% della portata del cavo.

La corrente di cortocircuito può influire sulle scelte, in particolar modo sulla sezione del conduttore di protezione.

Le armoniche possono influire sulla scelta del conduttore di neutro che potrebbe addirittura servire di sezione maggiore rispetto ai conduttori di fase mentre invece, non so il perché, è pensiero comune che la sezione del conduttore di neutro sia sufficiente farla sempre pari alla metà della sezione dei conduttori di fase. Altra credenza popolare dura a morire ?

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